I beni del capitolo di Melfi nel XIX secolo

L’esistenza a Melfi del capitolo diocesano, vale a dire di un collegio canonicale preposto all’officiatura liturgica della chiesa matrice della diocesi, è attestata a partire dal settembre del 1149: nell’atto di donazione del vescovo Stefano in favore dei gerosolimitani sottoscrivono infatti i canonici Assalone, Giovanni, Petracca, Ranaldo, Sebastiano, Ugone e l’arciprete Giovanni. Dalla Relazione Gaudioso si evince che intorno alla prima metà del XVIII secolo il capitolo diocesano di Melfi contava quaranta capitolari, vale a dire quattro canonici dignitari, diciotto canonici e diciotto partecipanti, di cui sette sacerdoti; dalla medesima fonte si apprende che le rendite ammontavano a quella data a 2.842 ducati e 90 grana. Il numero dei capitolari si mantiene pressoché costante fino agli inizi del Novecento, quando la cattedrale era officiata da ventidue canonici ed altrettanti partecipanti. Nel fondo Corporazioni religiose e opere pie conservato presso l’Archivio di Stato di Potenza si conservano alcuni documenti inerenti la dotazione patrimoniale del Capitolo della diocesi di Melfi, fotografato da elenchi di beni immobili compilati in un arco cronologico compreso tra il 1866 e il 1872, in occasione della presa di possesso di tutti i beni spettanti al capitolo cattedrale. Tale documentazione consente non solo di quantificare il patrimonio del capitolo diocesano di Melfi intorno alla metà del XIX secolo, ma si è rivelata preziosa anche ai fini della individuazione delle articolazioni interne dell’abitato a quella data.